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I debiti arretrati, se non pagati entro i termini previsti, possono portare al pignoramento, la procedura con cui il tribunale dà inizio all’esecuzione giudiziaria finalizzata alla vendita all’asta che serve a saldare quanto dovuto con i soldi ricavati. 

Di norma spetta al creditore decidere quali beni “attaccare” e la sua scelta potrebbe ricadere proprio sull’automobile, soprattutto qualora il debitore non possegga altri beni mobili di valore. Quindi il pignoramento può riguardare sia gli immobili (anche la prima casa) che l’auto, la moto o la barca. 

Spesso quando si ha il timore di vedersi sottrarre la propria macchina si tentano diverse vie per evitare il pignoramento, prima fra tutti la pratica d’intestarla a un’altra persona. Ma funziona davvero? E quali sono i casi in cui la legge lo vieta? In questo approfondimento la risposta a tutti i dubbi e le ipotesi in cui si può sperare di evitare la procedura esecutiva.

Come funziona il pignoramento dell’auto e tempi

Quando una persona non paga i propri debiti, ad esempio le rate di un finanziamento o un prestito tra privati, il creditore ha tutto il diritto di chiedere l’intervento delle autorità per recuperare le somme evase. Se vuole pignorare l’auto deve, come prima cosa, rivolgersi al Pubblico registro automobilistico (abbreviato “PRA”) e accertare l’identità dell’intestatario. Come vedremo più approfonditamente nel paragrafo successivo, si può pignorare l’auto anche qualora sia cointestata.

Avvenuto questo passaggio, è la volta di rivolgersi a un ufficiale giudiziario e chiedere al tribunale di avviare la procedura. Il tutto deve avvenire secondo regole e tempistiche stabilite all’articolo 492 del Codice di procedura civile. Il debitore viene nominato come “custode” dell’auto e non può:

  • danneggiare o, comunque, fare delle alterazioni che ne riducano il valore economico a danno del creditore. 

In particolare egli è tenuto ad:

“Astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato i beni che si assoggettano alla espropriazione e i frutti di essi.”

I tempi previsti dalla legge sono stringenti: entro e non oltre 10 giorni il debitore deve consegnare l’automobile e i relativi documenti all’Istituto di vendite giudiziarie del Comune in cui ha eletto la residenza. In caso di ritardo o mancata consegna del veicolo, il creditore può giocare un’altra arma, ovvero chiedere l’intervento delle Forze dell’ordine obbligando ad adempiere con la forza. 

L’auto viene poi messa in vendita in asta e aggiudicata al miglior offerente. Il ricavato servirà a pagare, in tutto o in parte, il creditore. Invece qualora la vettura fosse cointestata con il coniuge, il ricavato della vendita viene diviso a metà tra creditore e cointestatario.   

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Cosa fare per evitare il pignoramento dell’auto 

La maniera più semplice per evitare che la propria automobile venga pignorata è pagare il debito nei confronti dei creditori. La legge, infatti, consente di saldare il debito insoluto in ogni momento, anche una volta che la procedura giudiziaria abbia avuto inizio. Per farlo si possono raggiungere accordi con il singolo creditore, concordare una somma forfettaria o chiedere la rateizzazione.

Non è raro, infatti, che il creditore, pur di avere la certezza d’incassare la somma, acconsenta a scendere a patti con il debitore. Invece è fortemente sconsigliato – oltre che illegale – tentare vie poco lecite come intestare l’auto ad un parente o ad una persona disabile.

Questi escamotage potrebbero costare caro: il creditore potrà ugualmente agire in giudizio e dimostrare l’intento fraudolento, cioè la volontà di sottrarre il bene dall’eventuale procedura esecutiva.

Per proteggere l’auto, il debitore potrebbe utilizzare come argomentazione il fatto che questa sia indispensabile per lavorare. Infatti nel nostro ordinamento sono impignorabili quei beni strumentali all’attività di lavoro svolta, ad esempio gli utensili per un cuoco o i macchinari per la lavorazione del legno per i falegnami. Ma riguardo all’auto la legge impone alcuni paletti: questa può essere pignorata anche se è l’unica ad uso familiare purché sia possibile andare al lavoro con altri mezzi alternativi (treno, autobus, bici e così via). 

L’automobile, dunque, fa parte dei cosiddetti beni “relativamente impignorabili” elencati all’articolo 515 del Codice di procedura civile. E dunque l’unica caso in cui è possibile evitarlo è quando la macchia sia indispensabile per svolgere l’attività commerciale (si pensi al furgoncino dei gelati). Sempre l’articolo 515 del C.p.c stabilisce anche che: 

“Gli strumenti, gli oggetti e i libri indispensabili per l’esercizio della professione, dell’arte o del mestiere del debitore possono essere pignorati nei limiti di un quinto, quando il presumibile valore di realizzo degli altri beni rinvenuti dall’ufficiale giudiziario o indicati dal debitore non appare sufficiente per la soddisfazione del credito.”  

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Si può pignorare l’auto cointestata?

Secondo la legge il creditore può aggredire anche le auto e le moto cointestate tra i coniugi e tra figli. Si precisa, inoltre, che sarebbe comunque impossibile chiedere di cointestare l’auto una volta che il pignoramento è in corso.

In conclusione, una automobile cointestata può subire una procedura esecutiva ed essere venduta all’asta. L’importo della vendita andrà per metà ai creditori e per metà a chi risulti cointestatario. Ed è da scartare anche l’idea di vendere a terze persone o a componenti della famiglia per sfuggire ai creditori. Infatti questi ultimi potrebbero promuovere un’azione revocatoria chiedendo al giudice di dichiarare la compravendita inefficace.

Tuttavia tale espediente può essere promosso entro precisi termini di legge, trascorsi i quali il creditore non può rivendicare l’auto venduta. Precisamente deve agire entro 5 anni dal giorno in cui la vettura è stata ceduta. Inoltre il creditore deve dimostrare:

  • che l’acquirente era a conoscenza del fatto che la cessione fosse un espediente per evitare il pignoramento;
  • che il debitore esecutato non abbia altri beni di pari valore (o superiore) su cui rivalersi.

E se l’auto fosse cointestata con una persona affetta da handicap fisico o psichico? La legge – nemmeno in questo caso – impedisce in maniera assoluta la pignorabilità della macchina. Ciò vale anche se per acquistarla si è usufruito delle detrazioni previste dalla legge 104/1992

In quali casi non si può fare 

Esistono delle ipotesi che rendono impossibile il pignoramento dell’auto? Ovvero delle circostanze eccezionali in cui i creditori non possono agire? A questo dubbio la risposta deve essere negativa. Infatti l’automobile rientra a tutti gli effetti tra i beni pignorabili in caso di mancato pagamento dei debiti. E dunque questo procedimento è ammesso anche nelle ipotesi in cui la famiglia del debitore abbia una sola automobile, se è stata acquistata beneficiando delle agevolazioni previste dalla legge 104 (quindi ad uso di un disabile) e nel caso in cui sia cointestato con il coniuge. 

Invece l’unica ipotesi – anche se parziale – in cui si potrebbe evitare è quando l’autovettura sia strettamente necessaria a svolgere l’attività lavorativa. Si pensi, ad esempio, a un furgone accessoriato ad hoc. Ma negli altri casi il creditore può adire le vie giudiziarie, e alla successiva vendita in asta, obbligando l’ex proprietario a recarsi al lavoro a piedi o con i mezzi pubblici. 

 

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