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«I Caa – spiega ancora il sito di Agea – rappresentano lo strumento con il quale l’organismo pagatore assicura il costante rapporto con i produttori e una migliore e più diretta assistenza agli stessi ai fini della corretta predisposizione delle domande di aiuto».

«Le pratiche per ottenere i fondi Pac, in teoria, possono anche essere svolte autonomamente dagli agricoltori, ma il procedimento è complesso e richiede diverse competenze. Se penso alla mia esperienza, avviene molto raramente», spiega Angela Gambi, dottoressa agronoma e consigliere dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali della Provincia di Firenze. Secondo l’economista agrario Ermanno Comegna, per accedere ai fondi servirebbero «meccanismi chiari, trasparenti, immediatamente comprensibili e facilmente utilizzabili dall’utenza». Per Comegna, che comunque riconosce un miglioramento complessivo del sistema nell’ultimo decennio, oggi in Italia non è così. Per questo, aggiunge, «tra l’imprenditore agricolo e gli organismi pagatori serve l’intermediazione costante dei Caa».

La centralità del ruolo dei centri di assistenza agricola nella presentazione delle richieste dei contributi comunitari, nel recente passato, è finita anche al centro di inchieste giudiziarie. IrpiMedia se ne è occupata nell’approfondimento dedicato all’inchiesta Nebrodi, che ha svelato la portata – ancora più grande di quella fotografata dal tribunale – degli affari gestiti da soggetti vicini alla criminalità organizzata. Per i giudici, all’interno dei Caa alcuni operatori facevano gli interessi di chi voleva lucrare sui fondi Ue, segnalando quali terreni fossero scoperti da istanze di finanziamento. Un sistema che per tanto tempo è riuscito ad aggirare il monitoraggio di Agea.

Al Caa di Latina accuse incrociate e fascicoli mancanti

Anche nella sospensione delle erogazioni ai due agricoltori Giuseppe e Giovanni da cui siamo partiti gioca un ruolo un centro di assistenza agricola. Si trova a Latina e fa capo all’Associazione lavoratori produttori agroalimentari ambientali (Alpaa), a sua volta federata alla Flai Cgil. Ѐ al Caa laziale, infatti, che le aziende siciliane hanno presentato le domande di contributo. Il centro di assistenza, dalla fine del 2022, è sottoposto a un controllo da parte di AgeControl, un’agenzia pubblica che opera per conto del ministero per l’Agricoltura e di Agea. A confermarlo è stata la stessa Agea in una nota inviata al legale di Giuseppe: «Le istanze presentate dalla società sono temporaneamente sospese in quanto oggetto di approfondimenti istruttori di natura amministrativa, resisi necessari a seguito dei controlli di secondo livello effettuati sulla sede del Caa Alpa di Latina», si legge nel documento firmato ad aprile scorso da un dirigente dell’ufficio tecnico di Agea.

Ѐ lecito chiedersi quale sia stato il motivo che abbia portato le aziende siciliane a presentare le proprie domande a Latina e la scelta territoriale insolita trova risposta nel racconto dei diretti interessati: «Da anni ci rivolgiamo a un’operatrice che vive dalle parti di Villarosa (Enna), i documenti da caricare sul portale informatico li abbiamo sempre dati a lei – raccontano -. Prima lavorava per un Caa di un’altra sigla sindacale, quando è passata ad Alpaa siamo rimasti con lei e abbiamo scoperto che operava per l’ufficio di Latina», racconta Giuseppe.

La donna a cui i due imprenditori fanno riferimento si chiama Roberta La Paglia. Raggiunta telefonicamente, La Paglia sostiene di essere a sua volta vittima di qualcosa che, al momento, anche a lei risulta poco chiaro e che, assicura, non è avvenuto in Sicilia. «Ho iniziato a collaborare con il centro Alpaa dopo lo scoppio della pandemia, prima lavoravo con Fenapi (la Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori, un’associazione di categoria, ndr) a Caltanissetta – racconta -. Quando ho ricevuto questa proposta ho detto sì pensando che avrei potuto lavorare al centro Alpaa di Villarosa, nel mio paese, ma ciò non è mai accaduto. Mi sono state date le credenziali per compilare le domande per conto del centro di Latina per il quale ho lavorato fino all’ultimo».

La fine della collaborazione è arrivata in seguito a un provvedimento comunicato a La Paglia da uno dei responsabili del centro. «Sulla base di segnalazioni ricevute e dopo aver fatto approfondite e opportune verifiche, le comunichiamo di avere provveduto alla sospensione cautelativa della sua utenza di operatrice», si legge in un’email datata 25 novembre.



 

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