Una sottile linea rossa sembra legare, da sempre, i luoghi delle calamità naturali d’Italia: all’indomani dell’anniversario del Vajont, l’isola d’Ischia – dove l’alluvione del 26 novembre 2022 causò dodici vittime – genera così una connessione inedita con il Triveneto. L’obiettivo? Interrogarsi insieme sull’equilibrio, sempre più fragile, tra uomo e natura, minato dalla crisi climatica in atto.
Si inaugura oggi, giovedì 10 ottobre, alle 18, a Villa Arbusto, Lacco Ameno, la mostra “Suoni e Segni di Vaia”, ingresso gratuito (info www.pithecusae.it, 081996103), dedicata alla memoria di Pietro Greco, chimico, giornalista scientifico e scrittore. C’è tempo fino al 31 per un viaggio sensoriale e visivo nella tempesta Vaia, che nel 2018 coinvolse una vasta area alpina, provocando la caduta di milioni di alberi. Un disastro decisamente emblematico dell’impatto del climate change su territori e comunità.
Nel percorso, che a Ischia si nutre della collaborazione tra Comune, Circolo Sadoul, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e Museo Etnografico Trentino San Michele, le foto di Roberto Besana, sui luoghi che hanno subito la furia della tempesta, il video “L’indicibile linguaggio della natura” (ideato e realizzato da Roberto Besana e Davide Grecchi con testi di Mimmo Sorrentino sul rapporto uomo-natura ) e l’installazione sonora “Suoni di Vaia”, a cura di Elisa Pisetta e Cristian Postal, che propongono le testimonianze di chi ha vissuto la tragedia e, soprattutto, l’esperienza sensoriale di ascoltare, in una camera oscura, il vento soffiare a più di 200 chilometri orari.
Nata da un’idea dell’architetto Claudio Lucchin per sollecitare una capacità di ascolto più consapevole verso le tematiche ambientali e risintonizzare il nostro “stile di vita” con le più naturali necessità del pianeta, “Suoni e Segni di Vaia” arriva nel comune di Lacco Ameno dopo le positive esperienze del METS, Forlì e Roma.
L’inaugurazione è preceduta dagli interventi di Arturo Martorelli, docente Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli, Elena Gagliasso, docente senior del Dipartimento Filosofia all’Università la Sapienza di Roma, Fabrizio Rufo, docente di Bioetica all’Università la Sapienza di Roma e Roberto Besana, fotografo e divulgatore.
Ancora: venerdì 11 ottobre alle ore 17:00, sempre a Villa Arbusto, sono previsti gli interventi “Territorio: cura o possesso” a cura Ezio Amistadi (Presidente Mets) e “Ottimizzazione forestale”, a cura di Mauro Gilmozzi della Magnifica Comunità di Fiemme, ente storico che racconterà l’esperienza di secoli nella gestione delle foreste come fattore strategico di custodia e sviluppo del territorio, programmando, ad esempio, periodici tagli di legname, rimboschimenti e cura della viabilità forestale.
“E’ stato naturale per il Circolo Sadoul cogliere l’opportunità di suggerire l’installazione della mostra a Ischia – ricorda la presidente Emilia Di Pace – visto che la nostra realtà locale è stata più volte fortemente colpita da eventi climatici estremi. Ci sembra importante che gli studenti la visitino per prendere coscienza del cambiamento climatico in atto, della corretta gestione e salvaguardia del territorio, nonché dell’urgenza di comprendere l’intimo rapporto tra uomo e ambiente”.
“Il progetto ‘Suoni e segni di Vaia’ rappresenta un’occasione, importante e necessaria, per ragionare insieme sul rapporto tra uomo, natura e crisi climatiche”, chiosa la vicesindaca di Lacco Ameno, Carla Tufano. “Essenziale, anche grazie alla forza espressiva delle arti, approfondire la questione dei disastri naturali e prendere consapevolezza dell’ambiente, prezioso e vulnerabile, in cui viviamo e del quale dobbiamo prenderci cura senza più ritardi o esitazioni”.
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