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In Italia il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) continua a far discutere con un acceso dibattito, anche all’interno degli stessi partiti, tra coloro che sono favorevoli a questo aiuto di stato da parte dell’UE per affrontare le difficoltà economiche causate dall’emergenza sanitaria da Coronavirus e dal lockdown che ne è conseguito e coloro che invece temono gli effetti troppo negativi dovuti alle condizionalità previste dal prestito concesso da parte dell’organizzazione intergovernativa che impongono, in cambio dei soldi, programmi economici che comportano conseguenze economiche durissime per la popolazione.

Per capire meglio le ragioni delle diverse parti, può essere utile vedere cosa è successo in passato agli Stati Membri che, essendosi trovati in estrema difficoltà economica, hanno deciso di affidarsi al MES, nato proprio con l’idea di essere un salvagente europeo pronto a scattare in caso di crisi finanziaria di un Paese dell’Eurozona. Si tratta in particolare di Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro, che hanno ricevuto complessivamente 254,5 miliardi di prestiti.

Come sappiamo, il MES ha preso il posto dei due precedenti programmi di finanziamento temporanei dell’UE, lo strumento europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM), i quali hanno prestato alla Grecia circa 217 miliardi tra il 2011 e 2015, 50 miliardi al Portogallo, 41,3 alla Spagna che li ha usati in parte solo per la ricapitalizzazione delle banche), 17,7 all’Irlanda e alla piccola Cipro 6,3, per evitare che questi Paesi si indebitassero con il mercato a tassi decisamente più alti.

Grecia

Grazie all’intervento del MES e del suo precursore, la Grecia è riuscita a lasciarsi alle spalle la sua grande crisi, migliorando di molto il suo rapporto tra debito e PIL. Il 20 agosto 2018 la Grecia ha concluso il suo programma MES dopo otto anni di prestiti ricevuti grazie alla solidarietà europea, a fronte dei quali il Paese ha dovuto lavorare duramente per soddisfare le condizioni imposte. Ma ora l’economia del Paese è di nuovo in crescita e ha già riparato parte dei danni, riuscendo ad emettere una serie di obbligazioni lo scorso anno.

Irlanda

L’intervento del MES per l’Irlanda è arrivato nel periodo 2010-2013, diventando il secondo Paese durante la crisi dell’euro ad entrare in un programma di assistenza. La crisi del Paese iniziata quando i prezzi degli immobili sono crollati nel 2007, facendo scoppiare la bolla creata in quel lungo periodo in cui le banche avevano concesso mutui fin troppo facilmente. Grazie al sostegno del salva Stati europeo, il Paese è riuscito a ridurre il suo deficit è a rifinanziare il sistema bancario. Dopo 3 anni il Paese uscito dal programma di sostegno, dal 2011 la sua economia è sempre cresciuta e il bilancio è in attivo.

Portogallo

Per il Portogallo, l’intervento del MES è arrivato nel periodo 2011-2014, diventando il terzo Paese a ricevere assistenza durante la crisi dell’euro, trovandosi fortemente indebitato e avendo perso la fiducia dei mercati. L’aiuto del MES è stato utilizzato per finanziare il bilancio e parte per ricapitalizzare le banche, in cambio il Portogallo si è impegnato ad adottare diverse misure per riformare la sua economia. Dal 2012 l’economia del Paese risulta in crescita, del 2,2% nel 2019, e il bilancio pubblico è in attivo.

Spagna

Il sostegno del MES alla Spagna è arrivato nel periodo 2012-2013, quando reduce da un buon immobiliare senza precedenti, terminato con lo scoppio della bolla, il Paese ha visto schizzare in alto il deficit di bilancio. Il MES ha messo a disposizione del Paese fino a 100 miliardi di euro di assistenza, anche se poi sono stati utilizzati solo 41,3 miliardi di euro. Il programma è durato 18 mesi con l’obiettivo di ristrutturare rapidamente il settore bancario e calmare l’incertezza. La Spagna ha superato così il suo momento di difficoltà, uscendo dal programma nel dicembre 2013 e iniziando a rimborsare volontariamente i prestiti prima del dovuto. Successivamente la Spagna è riuscita ad avviare una crescita della propria economia ad un tasso medio annuo del 1,4%, arrivando ad oltre il 2% nel 2019. In parallelo il deficit è passato 10,7 % al 2,8%.

Cipro

Cipro ha chiesto l’intervento del MES nel periodo 2013-2016, riuscendo così ad avviare una solida ripresa economica con un pacchetto di prestiti pari a circa la metà delle dimensioni dell’economia cipriota: il MES ha messo a disposizione 9 miliardi di euro, mentre il Fondo monetario internazionale un altro miliardo di euro.

 

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