Nelle prossime ore la manovra 2025 inizierà a finalmente ad essere discussa sulla base di atti concreti e non più di rumors. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che sta limando gli ultimi dettagli, presenterà infatti il Documento Programmatico di Bilancio al prossimo Consiglio dei Ministri, convocato per domani, martedì 15 0ttobre. A Bruxelles lo aspettano con ansia e dal suo contenuto sarà più chiaro l’impianto della finanziaria. Solo dopo il semaforo verde dell’Unione Europea si potrà procedere.
Gli attriti nella maggioranza per i tagli ai ministeri
A Dpb approvato, a stretto giro di posta verrà dunque redatto il disegno di legge di Bilancio, che andrà trasmesso al Parlamento entro il 20 ottobre ma, trattandosi di una domenica, il provvedimento sbarcherebbe alle Camere lunedì. A quel punto, partirà dunque la sessione di bilancio che quest’anno inizierà dalla Camera. Sarà lì che sarà chiaro a tutti dove il governo reperirà le risorse, in che modo aumenteranno alcune tasse come quelle sulla casa e le famigerate accise sul diesel, che andranno “allineate” a quelle sulla benzina. Giorgetti ha chiesto ai ministeri di comunicare al più presto le voci da tagliare, minacciando di “fare la parte del cattivo“, un atteggiamento che non è piaciuto ai colleghi, in particolare al vicepremier e leader del suo partito, Matteo Salvini, che ha già messo le mani avanti: “Chiederò ai colleghi che la voce infrastrutture e investimenti non sia eccessivamente sacrificata – ha detto – perché già In passato il budget per le infrastrutture spesso è stato sacrificato, perché è chiaro che non si può tagliare su sanità e welfare”.
Quella dei tagli ai ministeri è una partita non secondaria, perché i partiti contano su quei margini di spesa per erogare fondi a chi assicura loro il consenso, ma con le nuove regole Ue la coperta diventa sempre più corta e sarà difficile accontentare tutti. A rendere tutto ancora più precario, i rating di Fitch e Standard&Poors, che arriveranno venerdì 18 ottobre. Si tratta di giudizi fondamentali per un Paese come l’Italia, che con un debito monstre in salita fino al 137,8 per cento nel 2026, ha bisogno di un rating che non spenga la fiducia degli investitori verso i nostri titoli sovrani.
L’obiettivo fondamentale: rinnovare le misure dello scorso anno
Gli stanziamenti della Manovra come di consueto verranno rivisti fino all’ultimo per far quadrare i conti assicurando prima di tutto il rinnovo delle misure dello scorso anno (circa 20 miliardi) e se possibile, ma appare alquanto difficile, anche qualcosa in più. Le priorità le ha elencate lo stesso ministro dell’Economia in audizione sul Piano Strutturale di Bilancio, martedì scorso nell’audizione davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato: conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro (circa 14 milioni di lavoratori); accorpamento delle prime due aliquote Irpef; pacchetto famiglie con gli aiuti ai nuclei numerosi; rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione e fondi per la sanità.
Previsti tre miliardi di tagli
Alla fine la manovra dovrebbe ammontare a circa 25 miliardi di euro. Il nodo, come ogni anno, sono le risorse, tanto più che l’Italia, quest’anno sotto procedura Ue per deficit eccessivo, dovrà tagliare il disavanzo strutturale dello 0,5 per cento (circa 10 miliardi) quindi non può più usare la leva del deficit come è stato fatto durante il Covid per lo stop alle regole del Patto di Stabilità. Ad ogni modo, saldi migliori delle attese con un disavanzo al 3,8 per cento nel 2024 rispetto al 4,3 per cento stimato in precedenza, offrono 0,5 punti percentuali di ossigeno per le misure della Finanziaria. Altre coperture per la Manovra arriverebbero dalla revisione della spesa: l’obiettivo dei tagli è di 3 miliardi. I sacrifici toccherebbero a tutti i ministeri ma anche ai Comuni.
Tra le risorse sul tavolo del Mef ci sarebbero inoltre i quasi 4 miliardi di accantonamento del fondo per l’attuazione della delega fiscale e circa 2 miliardi del fondo per la riduzione delle tasse. Altre entrate sarebbero in arrivo dal concordato preventivo biennale al quale i soggetti interessati potranno aderire entro il 31 ottobre. Tra le opzioni anche la potatura delle micro detrazioni/deduzioni per sfoltire la giungla delle circa 600 spese fiscali che erodono quasi 100 miliardi di gettito. Da questo riordino si potrebbe reperire 1 miliardo circa. Altre risorse dovrebbero arrivare da una stretta sui giochi e dall’ipotesi di un contributo di solidarietà dei gruppi che hanno registrato un’impennata dei profitti negli ultimi anni per via del Covid e dei conflitti, dai big dell’high tech alla difesa, tra le altre.
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