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Milano, 21 aprile 2015 – 11:23

L’azienda del gruppo Mediobanca è cresciuta del 10,3 per cento

di Stefano Righi

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Crescere in un mercato in calo da otto anni, dove il condizionamento del segmento auto vale, a livello nazionale, oltre il 20 per cento dei volumi. «Non abbiamo alcuna ricetta segreta – assicura Francesco Caso, direttore generale di Compass – stiamo solo raccogliendo quanto seminato in passato. Abbiamo scelto una strategia cauta, abbiamo voluto essere giustamente prudenti, crescendo in passato forse meno di quanto sarebbe stato possibile, ma sempre con attenzione verso il rischio di credito e preferendo mantenere un conto economico sano, evitando di accumulare crediti deteriorati a bilancio e continuando a investire anche nel corso degli ultimi anni».

Il mercato del credito al consumo e dei prestiti personali decresce in Italia dal 2007, spinto dalla crisi macroeconomica e dalle difficoltà della finanza. Il calo dei consumi domestici ha fortemente condizionato l’operatività delle società presenti sul mercato, che nella sua geografia è stato ridisegnato imponendo ad alcuni protagonisti un forte ridimensionamento delle attività, nel tentativo di recuperare redditività. Oggi il mercato italiano vede i primi quattro attori quasi sul medesimo piano, con Compass in testa forte di una quota di mercato del 12,3 per cento, seguita da Unicredit (11,1 per cento), Findomestic (11 per cento) e Agos Ducato (10,9 per cento). Unicredit è l’unico tra i grandi gruppi bancari ad operare direttamente su questo mercato, tanto da essere uno dei big player nella classifica dell’erogato. «La tendenza però è diversa – spiega Caso – oggi gli istituti di credito preferiscono alleanze, partnership commerciali, in modo di spostare su altri il rischio vero e proprio del finanziamento. Compass al momento è forte di accordi con una cinquantina di istituti di credito, che raggiungono circa 7 mila sportelli bancari. Di questi, alcuni sono in esclusiva altri no. Ma è comunque una sfida particolarmente interessante per noi».

Francesco Caso, direttore generale di Compass
Francesco Caso, direttore generale di Compass

Il mercato è particolare, il finanziamento va deciso in pochi minuti. All’interno di un grande magazzino l’acquirente diventa, nel momento dell’acquisto, cliente del magazzino e della finanziaria che consente l’acquisto nel medesimo istante. «Ci vengono richieste risposte veloci, praticamente immediate. In questo Compass, che ha una lunga storia in Italia, è forse avvantaggiata rispetto ad altri concorrenti, perché il nostro business alla fine si basa sull’interpretazione di modelli statistici che elaborano dati socio-demografici e comportamentali della clientela. Ecco, in questo Compass è avvantaggiata su altri».

Parte del gruppo bancario Mediobanca (come CheBanca! ma operante su segmenti lontani e su fasce diverse della clientela), Compass è presente in Italia, oltreché in quelle 7 mila agenzie bancarie, anche con 162 filiali dirette, che coprono praticamente tutto il territorio nazionale e vanno a intercettare i bisogni crescenti di determinate fasce della popolazione.

Nei prestiti personali una quota del 30 per cento è rappresentata dai cosiddetti new italians, i nuovi italiani che contribuiscono in maniera sempre più consistente all’economia nazionale e che Compass non vuole ignorare. Secondo gli ultimi dati di mercato, la particolarità della leadership di Compass si sostanzia anche per un diverso peso che viene dato ai singoli segmenti di mercato. Per Compass infatti i prestiti personali valgono oltre la metà del business (54 per cento), mentre i prestiti finalizzati all’acquisto di un’auto o di una moto non superano l’11 per cento. I due segmenti guidano anche le tipologie di finanziamenti a livello nazionale, ma con percentuali ben diverse: 33 per cento i prestiti personali e 21 per cento per l’acquisto di auto-moto. Anche le altre tre categorie in cui si suddivide il mercato hanno pesi diversi. A livello aggregato i prestiti finalizzati valgono l’8 per cento, le carte di credito il 29 per cento e la cessione del quinto il 9 per cento, mentre per Compass i tre settori si distribuiscono rispettivamente l’8, il 20 e il 7 per cento.

«Forse anche per questa nostro diverso equilibrio – conclude Caso – siamo riusciti a registrare una leggera crescita negli ultimi due trimestri del 2014 e ad aprire positivamente il 2015. Certo, molto è dovuto al segmento auto, che ha ripreso ad accelerare, ma anche ad una diversa percezione delle prospettive economiche generali». La conferma viene dai bilanci: con l’eccezione del terribile 2012 – l’anno dei massimi valori dello spread sul bund tedesco – Compass è sempre cresciuta dal 2010, con una particolare accelerazione nella seconda metà del 2014 (+13,6% e + 20,4% negli ultimi due trimestri), al punto da portare l’erogato annuo a 5,71 miliardi (+10,3% sul 2013), su un totale erogato dal mercato pari a 46,58 miliardi di euro.

21 aprile 2015 | 11:23

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