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L’economista americano Jeremy Rifkin prospettò l’economia all’idrogeno più di vent’anni fa. Oggi si studia come si possa rendere l’idrogeno un elemento che contribuisca, a fianco di altre fonti e tecnologie, alla creazione di un’economia a basse emissioni. Se ne parla nell’inserto di eco.bergamo, la rivista di 52 pagine di ambiente, ecologia, green economy in edicola domani gratis con L’Eco.

L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) segnala che, nel mondo, gli investimenti per gli elettrolizzatori, gli impianti per la produzione di idrogeno verde, aumenteranno di quasi il 140% nel 2024, raggiungendo i 5 miliardi di dollari. L’idrogeno non è disponibile allo stato libero, ma deve essere prodotto consumando energia per estrarlo dalle sostanze che lo contengono. Bruciando, non genera anidride carbonica ma solo vapore acqueo: questa caratteristica lo rende molto interessante nella transizione energetica.

Gli investimenti per gli elettrolizzatori aumenteranno di quasi il 140% nel 2024, raggiungendo i 5 miliardi di dollari

In questa prospettiva, l’idrogeno verde è quello prodotto da elettrolisi dell’acqua con l’impiego di fonti rinnovabili di energia. All’idrogeno verde l’Unione europea dedica un piano molto ambizioso di sviluppo: una vera e propria sfida, per qualcuno una scommessa, perché oggi solo lo 0,1% dell’idrogeno prodotto nel mondo deriva da elettrolisi dell’acqua attraverso energia elettrica che, in piccolissima parte, lo 0,04% circa, proviene da impianti a fonte rinnovabile.

Oggi solo lo 0,1% dell’idrogeno prodotto nel mondo deriva da elettrolisi dell’acqua attraverso energia elettrica

Altri tre colori, blu, grigio, nero, identificano l’energia primaria e i processi con cui l’idrogeno può essere generato. La Iea ci ricorda che il consumo totale globale di idrogeno nel 2022 è stato di 95 milioni di tonnellate. Se la crescita di fotovoltaico ed eolico dovrà triplicare rispetto agli ultimi dieci anni per tenere il passo degli obiettivi di decarbonizzazione, spingere sull’idrogeno verde comporta un aumento aggiuntivo di rinnovabili del 10-15% rispetto ai ritmi attuali. L’Italia, in questo campo, ha istituti e organizzazioni che possono essere protagonisti.

Spingere sull’idrogeno verde comporta un aumento aggiuntivo di rinnovabili del 10-15% rispetto ai ritmi attuali

Intanto in Lombardia è nata, con il sostegno da parte della Regione, la prima «Filiera dell’idrogeno verde»: 35 partecipanti, in prevalenza aziende ma anche università (Politecnico di Milano, Università Bicocca, Università di Brescia) e centri di ricerca (Consorzio Interuniversitario Nazionale Scienza e Tecnologia dei Materiali). Si deve proprio all’azienda lombarda capofila della filiera la realizzazione, a Pizzighettone nel Cremonese, di un elettrolizzatore per la produzione di 18 kg di idrogeno verde ogni ora.

In Lombardia la prima filiera per la produzione, con aziende, università, centri di ricerca: impianto a Pizzighettone

Anche il settore aereo è interessato all’idrogeno. Nel «progetto Olga» l’aeroporto di Malpensa è coinvolto come partner, con finanziamento dal Programma Horizon della Commissione europea, per numerose azioni per la riduzione delle emissioni. Tra queste, la realizzazione di un elettrolizzatore nel sedime dell’aeroporto per rifornire i veicoli pesanti della logistica per i cargo. L’entrata in servizio è programmata per l’inverno 2025. Altri aeroporti italiani, ad esempio Torino e Venezia, si stanno muovendo in questa direzione.

 

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