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L’approvazione definitiva del decreto Coesione dovrebbe finalmente sbloccare l’operatività della struttura di missione del neo Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto Vito Felice Uricchio, in carica dallo scorso 1 marzo. Dopo l’attivazione del protocollo e della pec, per dare il via ufficiale alla sua gestione ed entrare nel pieno dell’operatività, il commissario potrà finalmente effettuare liquidazioni, mandati e provvedimenti amministrativi.

Il commissario alle bonifiche Uricchio

L’articolo 14 del Dl Coesione all’art. 14 comma 4 bis, prevede infatti la proroga della nomina del commissario dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025 (anche se si sperava di arrivare al dicembre 2026 cosa che probabilmente accadrà comunque), e che la struttura commissariale sarà costituita da dieci unità e prevede che “il Commissario, per lo svolgimento del proprio mandato, può altresì nominare, per il biennio 2024-2025, non più di due subcommissari ai quali delegare attività e funzioni proprie, scelti tra soggetti di propria fiducia e in possesso di specifica esperienza funzionale ai compiti ai quali gli stessi sono preposti. La remunerazione dei subcommissari è stabilita nell’atto di conferimento dell’incarico entro la misura massima, per ciascun subcommissario, di 75.000 euro annui lordi onnicomprensivi”. Struttura all’interno della quale il dott. Uricchio segnalerà i nominativi della precedente struttura e personalità che operano da anni sul territorio ionico e che ben conoscono le tante complessità del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto. Che è presupposto basilare per lavorare con serietà e serenità oltre che per fare sistema in un territorio fin troppo diviso e divisivo anche sulle questioni più importanti che riguardano il presente e il futuro di un’intera collettività.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/04/03/bonifiche-ci-sara-la-svolta-tanto-attesa/)

L’attività commissariale in realtà è però già partita da mesi, con una serie continua di interlocuzioni politiche a vari livelli, di incontri e partecipazioni a confronti e convegni pubblici, utili a porre le basi per una sinergia con le istituzioni imprescindibile per ottenere i risultati sperati. Entrando più nel pratico, come abbiamo già riportato tempo addietro, il primo compito che il commissario porterà a termine sarà di tipo economico: ovvero liquidare economicamente tutta una serie di interventi già effettuati da parte dei comuni della provincia ionica (Crispiano, Massafra, Montemesola e Statte, che rientravano negli interventi prioritari per la riqualificazione ambientale dei Comuni dell’Area Vasta di Taranto il cui un importo complessivo ammontava a 12 milioni di euro), per liberarsi della zavorra dei debiti accumulati nel corso del tempo. Dopo di che si cercherà di capire su quali e quante risorse potrà contare il commissario Uricchio. Attualmente sulla contabilità speciale sono presenti 52 milioni di euro che certamente non bastano per ambire al risultato che ci si prefissò con il protocollo sottoscritto nell’estate del 2012 (e che per sei lunghi anni ha in parte ottenuto e in parte sognato la dott.ssa Vera Corbelli): la bonifica di un’area pari a 564 km2.

Il nuovo commissario di Governo per la bonifica dell’area di Taranto, ha stimato un fabbisogno di circa 500 milioni di euro per rilanciare e riprendere le attività. Lo affermò lo stesso commissario, a margine di un incontro avuto in Prefettura con mondo universitario e della ricerca (tra Università e Politecnico di Bari, Cnr, Conisma, Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare, e Italian Scientist Association) che gli ha presentato un documento del Mar Piccolo, una delle aree della città che necessita di un’azione di risanamento. Sull’intervento che prevede la “bonifica, ambientalizzazione, riqualificazione del bacino del Mar Piccolo di Taranto”, il commissario Uricchio ha già mostrato di avere le idee molto chiare. Da un lato infatti riprenderà e porterà avanti il progetto sulla “Valutazione dei tassi di decontaminazione in lotti di mitili trasferiti dal primo seno del Mar Piccolo al Mar Grande“ (attualmente sospeso), che vede la partecipazione del Comune di Taranto, di Arpa Puglia, del CNR Irsa, della Asl Taranto, della Capitaneria di Porto, delle associazioni di mitilicoltori e dei sindacati di categoria (di cui a lungo abbiamo parlato su queste colonne). Dall’altro promuoverà un contratto di mare per le acque di transizione del mar Grande e del mar Piccolo, a cui far aderire tutti gli stakeholder del territorio: enti di ricerca e controllo, sindacati, associazioni di categoria, società civile, aziende del territorio, istituzioni. Un’iniziativa che ha come obiettivo quello di creare una sintonia e un’armonia sul territorio per traguardare insieme lo stesso obiettivo. Che nel caso del primo seno del Mar Piccolo potrebbe essere quello di riuscire a bonificare anche solo l’area in assoluto più compromessa da un punto di vista di inquinamento ambientale: la famosa ‘170 ha’ prospiciente l’Arsenale della Marina Militare. Ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l’inquinamento dal bacino interno ha come responsabili anche e soprattutto entità terze rispetto a quanto invece affermato e sostenuto dai tanti guru e tuttologi locali, oltre che da partiti politici e associazioni poco informate e rispetto anche a quanto sostenuto dai pm dell’accusa all’interno del processo ‘Ambiente Svenduto’ (l’ex siderurgico Ilva che per molti pare avere colpe su qualsiasi evento accaduto in questa città dal 1950 in poi). Solo che, chissà perché, delle colpe della Marina Militare così come della raffineria Eni i ‘nostri eroi’ non parlano mai.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/05/02/bonifica-mar-piccolo-ce-ancora-speranza/)

Ma l’ambizione del dott. Uricchio mira come detto ad obiettivi ancora maggiori. Bonificare un’area di oltre 500 km2, che negli anni è stata mappata interamente e nella quale non si stata trovata una sola zona libera da inquinanti: radio, berillio, silicio, arsenico, stagno, cobalto, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), PCB, diossine tossiche, furani, benzoapirene. E per fare questo il neo commissario guarda ad un progetto al quale ha contribuito e che rientra all’interno del Just Transition Fund per Taranto: quello denominato ‘Filiere Verdi’ giudicato di importanza strategica. Il progetto promuove il ripristino di terreni inquinati da sostanze nocive e tossiche attraverso la piantumazione di essenze vegetali, già classificate in ragione della composizione degli inquinanti dei singoli terreni oggetto d’intervento. Il processo di decontaminazione dei suoli attraverso il fitorimedio assistito (attraverso oltre 700 specie vegetali), con arricchimento dei suoli di sostanza organica e biochar, produce altresì il sequestro significativo delle emissioni di CO2 e riguarda una superficie complessiva di circa 996 ettari. Un progetto che si potrebbe quindi far confluire all’interno del protocollo per le bonifiche del SIN di Taranto e che potrebbe dar vita sul territorio ionico ad un così detto ‘polo industriale verde’, sul quale far sorgere e convogliare imprese di settore che così operando darebbero vita ad un’alternativa economica tesa ad assorbire anche e soprattutto quelle unità lavorative in uscita dalla grande industria e dalle tante vertenza sul lavoro ancora irrisolte (che è appunto l’obiettivo principale del JTF). Tra l’altro, ha sostenuto il commissario Uricchio in diversi suoi interventi, un intervento di bonifica di questo tipo contrerebbe mille volte meno rispetto agli interventi classici. Senza dimenticare la possibilità di interagire anche con altri progetti come quello denominato ‘Calliope’ (per il quale il comune di Taranto si è aggiudicato un finanziamento di 13.871.930 euro per la realizzazione di centri di trasferimento tecnologico verso le piccole e medie imprese su temi come la blockchain, l’internet of things, l’intelligenza artificiale e le tecnologie quantistiche) e il progetto ‘IRIS per un’industria resiliente al cambiamento climatico”.

Senza dimenticare il ruolo del CIS Taranto, che non viene convocato dal settembre 2022, che si spera presto possa rivedere la luce stando a quanto lasciato trapelare settimane addietro dallo stesso commissario, dopo che egli stesso ha avuto una serie di interlocuzioni con il viceministro del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava (che ha chiesto al commissario una ricognizione degli interventi prioritari a cui Uricchio ha prontamente risposto), impegnata in tal senso con il ministro Raffaele Fitto (sotto la cui guida è stato sottoposto anche il Dipartimento per le politiche di coesione dopo la soppressione dell’Agenzia di Coesione Territoriale dalla quale dipendeva il coordinamento e della vigilanza sull’attuazione dei Contratti di Sviluppo, ma che potrebbe presto prendere la strada di Bruxelles come Commissario Europeo per l’Italia). Secondo quanto emerse dalla relazione svolta dall’ultimo RUC Paolo Esposito, il CIS Taranto nel 2022 contava cantieri aperti per un valore pari a circa 570 milioni di euro, quasi 200 milioni in più rispetto a quelli attivi fino a dicembre 2021. E tra i maggiori soggetti attuatori del CIS Taranto vi è anche e soprattutto il commissario straordinario per le bonifiche. Per il commissario “l’intento è quello di avviare un nuovo percorso che fondi le proprie basi sul supporto scientifico, che é assolutamente fondamentale. Il settore delle caratterizzazioni, messa in sicurezza, bonifica, non può assolutamente fare a meno di un contributo scientifico, straordinariamente centrale in questi percorsi. Ci sono evoluzioni scientifiche importantissime. Noi vogliamo metterle a terra, passare dalla teoria alla pratica, realizzarle effettivamente, ma attraverso un percorso partecipativo. Tutti – sostiene il commissario – devono essere coinvolti. Ho particolarmente apprezzato l’iniziativa dell’intero mondo scientifico tarantino per dare impulso a queste attività. Le tecnologie esistono, sono tante, noi dobbiamo scegliere le migliori che consentano di poter effettivamente e finalmente bonificare anche il Mar Piccolo”.

Sperando che tutti possano finalmente remare nella stessa direzione a tutti i livelli. Cosa che non avvenne al tempo del commissario Corbelli. Con la politica che ancora una volta mise i bastoni tra le ruote, con quegli stessi personaggi che oggi fanno i galli nel pollaio per spartirsi piccole fette di potere. Staremo a vedere.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/03/22/just-transition-fund-a-che-punto-siamo/)

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