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UDINE. Se la mobilità dall’alto verso il basso in questi vent’anni di Comparto unico non ha funzionato, tanto che i casi di dipendenti regionali passati ai Comuni si contano sulle dita di qualche mano, la ragione sta tutta nei numeri. Nella differenza, sensibile, tra la retribuzione annua percepita da un dipendente in forze ai municipi e quella del collega – di parli livello – a libro paga della Regione.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) I comunali vogliono gli stessi bonus e salari. Panontin: e chi paga?]]

Ballano dai mille euro in più all’anno. Se poi allo stipendio, inteso come somma di parte tabellare e aggiuntiva, si sommano i fondi di produttività e le varie indennità – di cassa, di turno, di sicurezza e di rischio – la distanza si allarga per diventare abissale davanti ai benefici garantiti dal Fondo sociale, dotato di quasi tre milioni di euro, spesati in bilancio regionale, a parziale copertura di una serie di prestazioni che vanno dalle protesi dentarie agli occhiali ai testi scolastici.

Stesso livello, diversi stipendi

Nonostante il Comparto unico la differenza è rimasta. Lo dicono alcune elaborazioni messe a punto dall’Anci Fvg che ieri – per bocca del suo presidente regionale, Mario Pezzetta – ha dato l’allarme denunciando la disparità. Un D5 (come illustrato nella tabella in alto) oggi percepisce annualmente una retribuzione di 33 mila 575 euro negli enti locali contro i 35 mila 274 del collega occupato in Regione.

Una differenza che si determina dalla diversità del salario aggiuntivo che al regionale vale – nell’esempio citato – 2 mila 500 euro contro gli 804 del comunale. Le differenze permangono anche a scendere di categoria. Passando dalle figure direttive agli impiegati di concetto la situazione infatti non cambia. Sempre stando alle elaborazioni Anci, un C5 prende 26 mila 916 euro l’anno in Comune contro i 28 mila 207 di un dipendente regionale. Differenza lorda: mille 300 euro, che “cala” a mille euro nel caso di un B5. Il comunale qui prende 22 mila 408 euro l’anno contro 23m ila 450 del collega.

Anche la produttività vale più in Regione. Di circa 500, anche 600 euro in media. Denunciando la differenza Anci aggiunge che il fondo oggi è bloccato per i dipendenti degli enti locali mentre con provvedimento legislativo regionale è stato incrementato per i soldi dipendenti della Regione di circa 700 mila euro, che valgono pro capite un aumento medio di altri 200 euro e dunque in totale a 700, 800 euro. Va detto che nell’ambito della partita aperta sul rinnovo contrattuale la Regione ha già stanziato per i 14 mila dipendenti del comparto 1, 5 milioni di euro di risorse destinate al salario accessorio.

Dovrebbero essere sbloccate in breve alla luce del via libera recentemente ottenuto a Roma dall’assessore Paolo Panontin contestualmente a varo dei decreti attuativi della legge Madia.

Pacchetto indennità

Si va dal maneggio valori all’indennità di cassa. Valore per il personale regionale: da mille e 200 euro circa a 2 mila e 400 euro annui contro i 400 dei dipendenti comunali. L’indennità di pubblica sicurezza – erogata a favore di guardie forestali e polizia municipale – varia da circa 63 euro a 94 mensili per il personale a libro paga degli enti locali contro i 160 mensili dei colleghi regionali.

Siamo nell’ordine del doppio che diventa triplo nel caso dell’indennità di rischio: 90 euro mensili per i regionali, 30 euro per i comunali che non percepiscono invece nessuna indennità per servizi esterni, contro gli 0,70 centesimi l’ora riconosciuti ai regionali. C’è un solo caso di parità e riguarda l’indennità di turno, per una volta simile, ma (naturalmente) non del tutto. Gli oneri nel caso del personale regionale gravano infatti sul bilancio e non sul fondo accessorio.

I benefit della Regione

Si legano ad aspetti normativi che, va detto, sono in parte all’attenzione del tavolo di contrattazione del rinnovo. A differenza dei colleghi in servizio nei Comuni, i dipendenti regionali possono fruire oggi di permessi per visite mediche e terapie, senza alcun limite temporale, così come di permessi con una causale a dir poco generica: “Per comprovate cause di forza maggiore”. E ancora, beneficiano – i dipendenti in posizione dirigenziale – del patrocinio legale di mamma Regione che invece nel caso di dipendenti “semplici” resta a loro carico almeno fino al giudizio favorevole, caso in cui vengono refusi della spesa.

Un welfare su misura

Neanche a dirlo, a misura di dipendente regionale. E famiglia. I sussidi possono infatti essere concessi anche ai famigliari conviventi e a carico ai fini Irpef, così come ai famigliari non conviventi, ma fiscalmente a carico. Basta siano inseriti nello stato di famiglia del dipendente, non importa – sottolinea Anci – che siano legati dal vincolo di parentela. Come dire che oltre alla coppia e ai figli il beneficio potrebbe essere richiesto, in ipotesi, anche alla suocera nel caso in cui questa facesse parte del nucleo famigliare.

Il cognato le varrebbe un contributo sulle protesi dentarie fino al 50/60 percento della spesa ammissibile pari a 5 mila euro e altrettanto su una spesa di mille e 100 euro per le protesi acustiche e ortopediche. La lista di prestazioni per le quali i dipendenti regionali possono chiedere un contributo è lunga e prosegue passando da testi scolastici, colonie estive, rette degli asili nido, spese funerarie. E ancora per prestiti personali e mutui. Spesati con circa 3 milioni di euro in bilancio regionale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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