AGI – “Quali più stretti alleati, il Regno Unito e gli Stati Uniti continueranno a lavorare insieme per proteggere i nostri valori condivisi di libertà e democrazia”: dietro le congratulazioni del premier laburista, Keir Starmer, per la “storica vittoria” di Donald Trump si nasconde un “incubo”, come lo definiscono i media inglesi. Quello che lungi dal far “prosperare”, come scritto nel messaggio, il ritorno di Trump possa definitivamente incrinare il rapporto ‘speciale’ con Washington, quanto mai indispensabile alla Londra post-Brexit. Starmer, un avvocato 61enne esponente della ‘soft left’, vegetariano e moderato, è quanto di più lontano ci sia dal tycoon di ‘Maga’.
Lui si è sempre guardato dall’attaccare direttamente l’ex presidente, persino dopo l’assalto a Capitol Hill, e assicura di aver “creato un buon rapporto personale” quando si sono incontrati a New York a settembre. I laburisti, però, sono già entrati nel mirino dei trumpiani: il 23 ottobre il comitato elettorale dell’ex presidente aveva presentato un reclamo contro il Labour Party davanti alla Commissione elettorale federale (Fec) accusandolo di “palese interferenza straniera” e di “contributi illegali” perché i suoi volontari avevano prestato servizio per la campagna di Kamala Harris.
La nuova leader dell’opposizione Tory, Kemi Badenoch, ha subito ricordato al premier come i laburisti si fossero opposti alla possibilità che Trump parlasse a Westminster, quando visitò la Gran Bretagna nel 2017. “Starmer dimostrerà che il Labour è più di un’organizzazione di apprendisti politici invitandolo a parlare ai Comuni nella sua prossima visita?”, si è chiesta. Una visita che potrebbe essere imbarazzante per il ministro degli Esteri, David Lammy, che nel 2018 definì Trump “un misogino e sociopatico con simpatie neonaziste” e “una grave minaccia all’ordine internazionale che è stato alla base del progresso occidentale per così tanto tempo”.
Del resto i dossier di potenziale scontro tra Usa e Regno Unito sono numerosi, dalle armi all’Ucraina all’accordo sul commercio che neppure il corteggiamento politico dell’ex premier conservatore Boris Johnson era riuscito a strappare. L’allora presidente si era limitato a ricambiare la calorosa accoglienza definendo Johnson “il Trump britannico”. Chi Oltremanica esulta per Trump è Nigel Farage: il leader di Reform UK che fu in prima linea per la Brexit è un amico del tycoon ed era negli Usa per queste presidenziali. La sua confidenza con il presidente rischia di allontanare ancora di più il Trump-bis da un premier britannico che lo stesso candidato repubblicano aveva definito “di estrema sinistra” in campagna elettorale.
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