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DRENA. La notte tra il 1° e il 2 giugno 2018 la cinta del castello di Drena ha ceduto spinta da un deposito di acqua cha ha provocato il crollo di una parte delle mura. Un problema simile si era già verificato probabilmente nel 1400 segnalando la fragilità di quella particolare parte della cinta muraria.

Già nei giorni successivi al crollo, il sito è stato messo in sicurezza con un’impalcatura in legno realizzata in somma urgenza e la Soprintendenza è stata incaricata di svolgere un’analisi finalizzata alla ristrutturazione del castello, con il supporto dell’Università di Trento e del team coordinato dalla professoressa Quendolo.

«A dicembre 2020 è stato consegnato lo studio che dava le indicazioni per la ricostruzione – spiega Giovanna Chiarani, sindaca di Drena – a questo punto l’ufficio tecnico (l’architetto Eccheli) ha predisposto un progetto preliminare e successivamente è subentrato il gruppo di lavoro con delle indicazioni concrete per la riuscita del progetto». Purtroppo la ricostruzione ha subito dei rallentamenti dovuti principalmente a due cause: la difficoltà della ricostruzione di un’opera storica che prevede pure una “prova a terra” e la riforma del codice degli appalti.

«La riforma ci ha bloccati perché Drena, in quanto piccolo comune, si è trovata a non poter più essere sezione appaltante. Quindi abbiamo richiesto la collaborazione del Consorzio dei comuni (che ringraziamo) con tutta una procedura burocratica che ha richiesto del tempo. In questa fase si è ritenuto più funzionale rivedere l’intero progetto che inizialmente era diviso in tre lotti: la ricostruzione della cinta muraria dove è crollata, il consolidamento di un’altra parte di muro e la manutenzione del palazzo Comitale».

In fase di revisione è stato deciso di racchiudere tutti i lavori in lotto unico da un milione e 330mila euro che vanno utilizzati per la ricostruzione e la messa in sicurezza del castello. Il gruppo di lavoro (guidato dall’architetto Anderle) ha apportato le modifiche necessarie al progetto e lo ha consegnato all’ingegner Fusaro, dell’ufficio tecnico comunale, nella giornata di venerdì 8 agosto. Ora la prossima consegna al Consorzio dei comuni permetterà finalmente di aprire a giorni il bando per i lavori. «Le ditte che potranno partecipare all’unico bando – spiega Giovanna Chiarani – dovranno avere determinati requisiti, necessari al lavoro di ristrutturazione di un monumento storico importante come il Castello di Drena».

In particolare, la complessità di questi lavori, risiede anche nella cosiddetta «pietas dei sassi» che prevede il recupero dei vecchi materiali fino al camminamento di Ronda e, successivamente, l’uso di materiali diversi per le merlature e altre parti che andranno ricostruite. Tra le problematicità da tener presenti c’è anche la questione della stabilità dei materiali: Castel Drena è da sempre molto soggetto a oscillazioni dovute al vento e il muro attuale rappresenta un’opera di maestria medievale che non può essere modificata con l’aggiunta di ferro e acciaio.

«Il muro è stato costruito in un modo particolare: molto alto e sottile, per mantenere l’elasticità e permettere al castello di sopportare il vento, per questo motivo si è deciso di utilizzare i materiali originali e malte molto elastiche».

Le opere di ricostruzione sono rese possibili in gran parte grazie a un finanziamento provinciale a cui si è aggiunto il contributo del crowdfunding cominciato nel 2021 (tutt’ora attivo su gofoundme) per un totale di oltre 19 mila euro raccolti. «A questo proposito l’amministrazione ci tiene a ringraziare chiunque abbia partecipato e a rassicurare tutti che i soldi donati sono stati appositamente destinati nel bilancio comunale alla ricostruzione del castello».



 

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