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La capacità eolica offshore in Europa continuerà a crescere da qui al 2030, attivando un flusso complessivo di investimenti di circa 270 miliardi di dollari. Tuttavia, questa crescita non consentirà al vecchio continente di superare la Cina, che resterà probabilmente il mercato più importante del settore. A prevederlo sono le stime di S&P Global Ratings, calcolate sulla base dell’attuale pipeline dei progetti, che annovera parchi eolici offshore con capacità di generazione da 1 gigawatt (GW) o più, cioè impianti con dimensioni quasi raddoppiate rispetto a cinque anni fa.

Analizzando il mercato, S&P ricorda che, alla fine del 2023, la capacità di energia eolica offshore installata nell’Ue è di 19,4 GW e nel Regno Unito è di 14,8 GW. L’energia prodotta dal vento copre ora una quota del 4% nel mix elettrico europeo (10%-24% per i principali paesi: Danimarca, Regno Unito, Paesi Bassi e Belgio). Le previsioni assicurano che queste quote aumenteranno alla luce degli ambiziosi obiettivi politici perseguiti da Ue e Regno Unito, che puntano a oltre 110 GW di capacità di energia eolica entro il 2030.

In particolare, l’Ue conta di aumentare di circa quattro volte la sua attuale capacità. Mentre il Regno Unito, il primo mercato eolico offshore in Europa e il secondo al mondo dopo la Cina, vuole raggiungere quota 55-60 GW rispetto al target di 50 GW precedentemente fissato. I numeri di S&P avvertono però che la nuova capacità aggiuntiva installata di eolico offshore in Europa ha raggiunto circa 4,2 GW nel 2023, poco più di 3 GW in Ue e il resto in Uk. Sebbene si tratti di un aumento significativo rispetto agli anni precedenti, questa crescita risulta ben al di sotto dei circa 10-11 GW necessari per raggiungere quota 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030, ovvero l’obiettivo “minimo” di Bruxelles.

“Dubitiamo che determinati obiettivi politici saranno raggiunti – spiega S&P – poiché i produttori di energia europei devono affrontare costi di costruzione e finanziamento crescenti, nonché lunghe procedure di autorizzazione. L’eolico offshore continuerà senza dubbio a espandersi rapidamente nel periodo 2025-2030. Tuttavia, il gran numero di progetti pianificati e le dimensioni complessive degli stessi avranno probabilmente una pressione sostenuta sulla filiera europea e sui tempi di consegna. Inoltre, prezzi dell’energia più bassi e sussidi meno strutturati aumentano il rischio associato a tali investimenti”.

Tutto questo, potrà avere un effetto negativo sul rating di molte aziende del settore. Come dimostra il declassamento subito lo scorso febbraio dalla multinazionale danese Orsted, leader mondiale nella costruzione di parchi eolici offshore, per effetto di svalutazioni e costi di cancellazione pari a 36 miliardi di corone danesi (Dkk) (circa 4,8 miliardi di euro), principalmente dovuti alla decisione di interrompere il progetto Ocean Wind 1 negli Stati Uniti, al largo delle coste del New Jersey. La decisione di Orsted è stata motivata con l’impatto negativo sulla tempistica derivante dai “ritardi” dei fornitori e da quello sulla sostenibilità economica del progetto, piegato dagli alti tassi di interesse e “dell’aggiornamento di certe assunzioni”, tra cui la monetizzazione dei crediti fiscali e la tempistica e la probabilità di ricevere i permessi finali di costruzione. Nonostante le difficoltà contingenti del mercato eolico offshore, S&P ritiene che le società di servizi energetici europee come Orsted, Rwe, Iberdrola, EnBW, Edf, Sse ed Eneco continueranno ad investire e resteranno comunque leader del settore nei prossimi dieci anni (2025-2035).

Intanto, per gli impianti commissionati nel 2024, il costo livellato dell’elettricità (Lcoe) prodotta da un parco eolico offshore in Europa si attesta oggi intorno a circa 74 €/MWh. S&P si aspetta che il Lcoe possa aumentare fino al 26% nel periodo 2024-2030 rispetto alla media dell’ultimo decennio, a differenza dell’area Asia-Pacifico, dove i costi stanno ancora diminuendo.

Il discorso cambia per l’eolico offshore galleggiante, una tecnologia ancora agli albori che secondo S&P potrebbe diventare economicamente sostenibile non prima del prossimo decennio. Al momento, l’attuale Lcoe per un impianto eolico offshore galleggiante può superare i 150 €/MWh, un prezzo completamente fuori mercato rispetto alle altre tecnologie pulite. Finora questa tecnologia è stata testata soltanto in piccoli progetti pilota dimostrativi in Scozia, Portogallo e Norvegia. Ma sono diversi i Paesi europei che si stanno muovendo concretamente con piani di sviluppo su più larga scala. Un passo avanti deciso lo ha fatto di recente la Francia, che ha concluso a maggio la prima asta eolica offshore galleggiante su scala commerciale, assegnando 250 MW di capacità al largo della Bretagna meridionale. L’offerta vincente è stata aggiudicata a 86 €/MWh (esclusa la rete) e il contratto per differenza è stato indicizzato all’inflazione. Tuttavia, conclude S&P, è improbabile che queste condizioni siano rappresentative per le future aste eoliche offshore galleggianti. Non a caso, Norvegia, Portogallo e Spagna hanno posticipato le loro prime aste eoliche offshore galleggianti.

 

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